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Numero di messaggi : 864 Età : 28 Località : Toscana
| Titolo: Siete sicuri che il computer non sia pericoloso?!? Lun 10 Mag 2010, 15:54 | |
| Prima la Toyota: milioni di automobili richiamate nelle officine della casa giapponese per riparare freni che non frenano. Come mai? Un inspiegabile difetto del programma computerizzato che regola i robot sulle catene di montaggio. Poi la piattaforma petrolifera in America, un mare di petrolio, danni incalcolabili all’ambiente. Come è possibile? C’erano ventotto sistemi di controlli computerizzati, ma qualcosa, inspiegabilmente, non ha funzionato. Quindi il tracollo alla borsa di New York, mille miliardi di dollari andati in fumo in un istante, i mercati che crollavano come tessere di un domino da un capo all’altro del pianeta. E perchè? Perchè forse un computer ha scambiato la parola million per billion, ordinando di vendere miliardi invece di milioni, e scatenando l’ira di ***. Uno, due, tre, Toyota, petrolio, Borsa. Un triplice campanello d’allarme su quello che può succedere quando consegnamo la nostra vita totalmente alle macchine, alla cosiddetta intelligenza artificiale. E speriamo che il peggio non debba venire. In “Cyber war: the next national security threat”, Richard Clarke, un ex-consigliere per l’antiterrorismo di Bill Clinton e George W. Bush, afferma che l’impreparazione dell’America e del mondo a difendersi da un attacco dei cyber-terroristi alle reti di computer dell’Occidente potrebbe provocare “una Pearl Harbour elettronica”, con decine di migliaia di morti, comparabile a quello di una bomba nucleare. Basterebbero 15 minuti, senza che un singolo terrorista mettesse piede sul territorio americano o del paese messo nel mirino. Il libro descrive uno scenario apocalittico in cui prima vanno in tilt i computer del Pentagono, quindi tutti i provider di internet si bloccano, poi le centrali atomiche e chimiche si guastano, rilasciando nell’atmosfera enormi quantitativi di gas tossici. Aerei che si scontrano in cielo, treni del metrò che si scontrano sotto terra, città prive di energia elettrica, fanno parte di quello che segue. Non si tratta di ritornare alla penna e al calamaio, ammonisce Clarke, ma di rendersi conto che la civiltà del computer contiene il potenziale per autodistruggersi da sola, ben più di quanto potessero fare alcuni kamikaze suicidi alla guida di tre o quattro aerei dirottati. | |
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