La pirateria del software torna a crescere nel nostro Paese. Dopo 4 anni di lenta discesa (dal 53% del 2005, al 48% del 2008), nel 2009 il 49% dei PC italiani ha installato almeno un software illegale, per un controvalore di 1,73 miliardi di dollari.
Il che fa del nostro Paese il nono "mercato" al mondo (al primo ci sono gli Stati Uniti che a fronte di un tasso di pirateria piuttosto basso - il 20% - scontano un base installata molto elevata).
"Riteniamo che l'aumento della pirateria del nostro Paese sia figlio di due fenomeni", spiega il Presidente di Bsa Italia Luca Marinelli. "Da un lato un mancato svecchiamento dei PC business, dall'altro il fenomeno è stato acuito dalla congiuntura economica sfavorevole cui abbiamo assistito nel 2009".
L'indagine ha riguardato sistemi operativi, database e security pack, applicativi per notebook, netbook e desktop e non ha considerato software installato sui mainframe e server.
Il rapporto Bsa non fa una distinzione per settore merceologico o dimensione di impresa. "Diciamo - commenta Marinelli - che nelle grandi aziende c'è più cultura nel considerare il software come un asset aziendale e gestirlo quindi al pari di un macchinario o di un cespite. Le piccole aziende, spesso, non possono permettersi tool di software asset management. In questi casi, spesso la pirateria non è un qualcosa di voluto, ma figlio di una mancata gestione del licensing dove il dipendente installa programmi illegali a insaputa dello stesso imprenditore".
Al di là del fenomeno in sé, è importante sottolineare come la pirateria vada a impattare anche a valle della catena del valore: uno studio realizzato da IDC per BSA ha stimato che ogni euro speso in software legale ne genera da 3 a 4 in distribuzione, assistenza e servizi. Traduzione: una riduzione del 10% nel tasso d’illegalità in 4 anni potrebbe generare oltre 6.000 nuovi posti di lavoro, più di 700 milioni di euro di entrate per l’Erario e più di 2 miliardi di euro di ulteriore volume d’affari per il settore IT.
Cifre importanti, ma che sono solo una goccia nell'oceano della contraffazione italiana. "Le priorità delle Forze dell'Ordine - ammette Marinelli - sono altre, come la contraffazione nel mondo della moda o dei prodotti alimentari. E il fatto che il Governo abbia chiuso l'Alto Commissario per la Lotta alla Contraffazione certamente non ci aiuta".
A livello mondiale, il fenomeno della pirateria presenta luci e ombre. Da un lato nel 2009 si è ridotta in ben 54 mercati ed è cresciuta solo in 19. Dall'altro, il tasso globale è cresciuto dal 41 al 43% (per un controvalore di 51,4 miliardi di dollari), in gran parte a seguito del maggior peso che rivestono sul mercato mondiale del software Paesi come Cina, l’India e Brasile ad elevata pirateria.